Logo Liceo Enzo RossiNel 1997 l’Istituto d’Arte Roma 2 celebrava i suoi primi trent’anni di attività con una grande mostra allestita presso il Complesso del San Michele a Ripa e con due pubblicazioni, l’una dedicata a Enzo Rossi fondatore della scuola, l’altra alla storia, alle tendenze e alla produzione didattica di quell’ampio periodo, 1967-1997. Con il contributo di critici e artisti illustri dell’ambiente romano, si poneva in luce la qualità e lo spirito costruttivo di una scuola speciale sin dal nome, Istituto Statale d’Arte per l’arredo e la decorazione della chiesa.

Nel 2007 la scuola ha compiuto quarant’anni, e ha organizzato una mostra e un catalogo dedicati a suoi ultimi dieci anni di vita. Negli spazi espositivi, anche questa volta forniti dal Ministero dei Beni Culturali nell’area del San Michele, un’attenzione particolare è stata rivolta alle attività esterne svolte e all’attività professionale dei docenti e degli ex-allievi della scuola; ma il nucleo principale era la produzione didattica, quella che si fa sui banchi e nei laboratori della scuola, tra i fogli da disegno e la polvere dei marmi, le lastre di vetro e i pennelli, le stoffe cucite e i modelli.

La situazione artistica dell’Italia e di Roma alla fine del secolo XX, dieci anni fa soltanto, non erano dissimili da quelle di oggi, da un lato grandi potenzialità umane, dall’altro una non sempre gratificante ed effettiva possibilità di operare; vedremo in seguito di chiarire come le tendenze artistiche contemporanee si siano di fatto ancor più complicate e intrecciate, rendendo pressoché vano il tentativo di leggervi una qualche unitarietà e come ciò in fondo si possa dire anche delle tendenze scolastiche.

Non va dimenticato tuttavia che proprio in questi ultimi anni l’istruzione artistica italiana ha finalmente saldato il curioso scarto che si era creato tra le scuole d’arte applicata e i licei artistici, tant’è vero che oggi gran parte degli Istituti d’arte sono di fatto anche Licei Artistici, compreso l’ISA Roma 2, per la totale equivalenza del diploma finale dei corsi sperimentali. Il progetto, detto appunto ancor oggi sperimentale o assistito, ma divenuto normale e spesso prevalente come utenza nei confronti dei corsi ordinamentali, prende il nome di Progetto Michelangelo, ed è – come detto – comune a tutte le scuole d’arte in Italia.

Nel Progetto Michelangelo, come nella struttura ordinamentale, esistono specializzazioni diverse, ma non esistono più le strutture speciali e uniche che avevano reso di particolare efficacia il rapporto tra determinate realtà produttive ed artigianali, come le ceramiche di Castelli o di Faenza, il vetro di Venezia, i mosaici di Ravenna e tante altre. Anche l’ISA Roma 2 rimane pertanto legato all’arte sacra solo nella sezione tradizionale, e -paradossalmente- mentre la scuola italiana si fa giustamente vanto della raggiunta autonomia dei singoli istituti, gli istituti d’arte quell’autonomia e specificità se la sono vista negli ultimi anni grandemente ridurre. Ma evidentemente le cose vanno sempre viste dal punto di vista generale e non particolare, e come vantaggi e svantaggi legati a situazioni contingenti coesistevano in passato, così coesistono ora e coesisteranno in futuro.

La riforma scolastica del 2010 ha trasformato infine interamente le vecchie scuole d’arte e le varie sezioni sperimentali in un’unica struttura liceale. Se questo segna anche la fine di una storia dell’artigianato nella scuola italiana, è ancora da capire e da vedere; di certo, se molto si guadagna nel far crescere la cultura dei cittadini, molto si può perdere se si dimenticano le tradizioni.

Nel raccontare le vicende di una scuola d’arte era quasi obbligatorio, in passato, fare un qualche riferimento al Bauhaus, vale a dire al rapporto o al non-rapporto possibile tra la scuola in esame e il suo illustre precedente storico, la celebre scuola tedesca degli anni Venti che seppe creare uno stile e un metodo didattico di valore universale. Il Bauhaus non era usato soltanto come riferimento per un qualche razionalismo produttivo, ma anche e soprattutto come modello di una didattica orientata all’uniformità, alla produzione collegiale, allo studio del processo produttivo.

Leggendo le note contenute nel catalogo di dieci anni fa, che riassumono le intenzioni del fondatore Enzo Rossi e della sua scuola nel 1967, il Bauhaus non rapprentava tanto il modello di contenuto per l’Istituto d’Arte Roma 2, quanto il modello scolastico e didattico. L’idea di Rossi era vicina a una scuola-laboratorio finalizzata a una produzione artigianale e artistica molto specializzata, tant’è vero che le cinque sezioni erano state scelte con l’unico intento di rendere completa la progettazione di strutture e arredi sacri. Tale impostazione non ha perso valore in termini assoluti, ma oggi appare in parte scollata dal mondo scolastico e dalla formazione imposta dai tempi e dalle condizioni politiche e sociali.

A questo punto, è’ necessario ricordare che gli Istituti d’Arte sono nati come scuole medie professionali nel 1923, ben prima della nascita della scuola media unica (molti di essi erano stati fondati localmente tra fine Ottocento e inizio Novecento) ed erano quindi frequentati da allievi tra gli undici e i sedici anni, in seguito fino a diciassette. Con le riforme scolastiche dal 1940 in poi, i nuovi Istituti mantennero dapprima una precoce struttura di formazione, e dal 1962 con l’inclusione delle scuole medie annesse, dotate di maggior numero di ore per le materie artistiche, si strutturarono in tre anni di corso dopo la licenza media, come le scuole professionali. Con l’unificazione delle scuole medie superiori alla fine degli anni Sessanta, si aggiunsero due anni di corsi integrativi successivi alla qualifica professionale, con il finale diploma di maturità e l’accesso a tutte le facoltà universitarie. Infine, la sperimentazione degli anni Novanta ha aggiunto ai corsi tradizionali i corsi quinquennali del Progetto Michelangelo, nei quali la specializzazione comincia al terzo anno.

Di questa sequenza, che copre l’intero Novecento della scuola italiana, ci interessa in particolare la trasformazione dell’idea formativa: all’inizio la specializzazione professionale si innesta su un giovane undicenne, poi su un quattordicenne, infine su uno studente sedicenne. E’ una scelta sociale e culturale di grande rilievo, nella quale si avverte la trasformazione di un mondo, il cambiamento dei saperi, la progressione dell’idea stessa di scuola. La scuola è formazione e obbligo, le scelte professionali devono avvenire dopo una formazione completa ed efficace, che può considerarsi matura intorno alla metà dell’adolescenza. La competenza si innesta su una personalità già in buona parte formata.

Del modello di Enzo Rossi, di quel modello suggestivo che prevede tutte le discipline avviate e concentrate su un progetto comune, in una struttura scolastica che appare famigliare e raccolta, oggi resta forse molto in termini ideali e formativi, ma non molto nei fatti. Le fasi di progettazione della chiesa, degli arredi, dei paramenti, degli oggetti sacri, si avverano ancora nelle sezioni tradizionali, ma la loro finalità è divenuta molto più didattica e propedeutica che professionale.

E’ l’idea stessa di una scuola-famiglia a incontrare evidenti difficoltà esistenziali, legate ai numeri e alle norme vigenti. Quando leggiamo Enzo Rossi nel suo programma dare precise indicazioni perché lo studio della matematica fosse incanalato verso la gestione dei costi dei manufatti, o stimolare l’attività propedeutica degli insegnanti di Disegno Geometrico nella Scuola Media Annessa, ci rendiamo conto che tali concezioni sono sicuramente invecchiate, a partire dalle Scuole medie annesse agli ISA che ormai non esistono quasi più in Italia, per arrivare ai programmi di Matematica, che sono di fatto quasi uniformi tra le scuole d’arte, i licei, e gli istituti tecnici.

L’ultimo decennio di vita dell’ISA Roma 2 coincide con un periodo di grande fervore in ambito artistico, soprattutto a livello internazionale, ma con importanti risvolti anche in Italia. Le scuole risentono delle novità sempre e fisiologicamente in ritardo, ma in questo caso le complessità, le distorsioni, le contaminazioni stilistiche in atto nella ricerca estetica finiscono per agevolare la definizione, o meglio la non definizione, di una didattica improntata all’adeguamento e alla contemporaneità.

La scuola alla sua fondazione riponeva nella sezione di architettura il luogo di riferimento obbligato, in quanto capace di condizionare – nella forma progettuale dell’edificio sacro – gli arredi, e quindi gli oggetti, e quindi gli elementi funzionali e decorativi. Nel corso degli anni e con la nascita della struttura scolastica sperimentale, svincolata dalla dimensione del sacro, il ruolo della sezione si è in parte ridimensionato, ma nel complesso numerico dell’utenza e delle attività resta in molti casi la sezione-guida. E l’architettura, negli anni che ci interessano, è stata l’arte regina nelle trasformazioni estetiche di fine Novecento e inizio Duemila, affrontando e definendo la postmodernità nata negli anni Settanta, in una sorta di parallelo con la ricerca filosofica, e giungendo in breve anche al suo superamento, con la nascita recente delle tendenze decostruttiviste, high-tech e paesaggistiche.

Personaggi di richiamo hanno lavorato a Roma in questi ultimi anni, anche nel settore dell’architettura religiosa strettamente legato all’evento giubilare del 2000. L’Auditorium di Renzo Piano, i nuovi musei di arte contemporanea di Zaha Hadid e di Odile Decq, le chiese periferiche di Richard Meier a Tor Tre Teste, di Sartogo alla Magliana, del gruppo Nemesi al Quartaccio, il Museo dell’Ara Pacis ancora di Meier, per non dire di molti interventi di restauro su edifici semi-abbandonati, primo fra tutti l’ex-acquario di Piazza Fanti oggi casa dell’Architettura, sono solo alcune tra le tante opere realizzate negli ultimi anni. Per gli studenti della scuola, insieme ai resti dell’antichità e alle meraviglie del Rinascimento e del Barocco, è importante poter vedere e toccare il pensiero materializzato di oggi, il progetto che diventa cosa davanti ai nostri occhi. E in Roma quelle tendenze attuali sono tutte presenti, seppure in modo non massiccio come in altre capitali europee, e meritano di essere analizzate ed usate per la didattica.

Nato nei locali di un vecchia scuola elementare, e progressivamente cresciuto lungo la via del Frantoio tramite la ristrutturazione di molti locali e la costruzione di alcuni corpi del tutto nuovi, tra i quali il principale resta l’edificio in ferro su tre livelli nella ex-piazza dell’Ardimento, l’ISA Roma 2 nel corso degli ultimi dieci anni ha ulteriormente allargato le proprie strutture didattiche con la costruzione di alcuni padiglioni. Nel complesso, è una scuola ampia con numerosi laboratori destinati alle varie specializzazioni, dotata di una palestra, di un’aula magna, e di innumerevoli spazi più piccoli.

Tra le novità dell’ultimo decennio, l’aula di informatica, entrata di diritto nella vita delle scuole, e in quella degli Istituti d’Arte in particolare. Se infatti le scuole d’artigianato rappresentano una risorsa importante tanto per il mantenimento della tradizione artigianale, quanto per una garanzia di aggiornamento di quella stessa struttura professionale, e se da un lato infatti esistono ancora abilissimi artigiani che si servono nel migliore dei modi di strumenti non troppo diversi da quelli in uso cento anni fa, dall’altro lato le fabbriche si sono aggiornate e l’utilizzo di computer in tutti i settori della produzione è assolutamente normale. Detto in altri termini: gli studenti che si iscrivono a una scuola d’arte ceramica si aspettano di trovarvi laboratori di decorazione e di formatura, ma anche aule di informatica.

Il Ministero della Pubblica Istruzione italiana dimostrò, proprio nel 1997, di conoscere questa situazione in atto, lanciando un programma di grande interesse e di ampio respiro, il Programma Ministeriale delle Tecnologie Didattiche 1997-2000, che spinse e agevolò molte scuole nell’acquisto di personal computer per la didattica.

Nessun dubbio che le discipline che dovrebbero avvalersi del sussidio informatico siano quelle legate alla progettazione, infatti un buon personal computer diventa uno strumento straordinariamente utile per qualunque operazione di tipo grafico. Ma naturalmente l’utilizzo dei PC è legato oggi, a partire dagli ultimi cinque anni circa, all’uso di Internet, che serve ed è prezioso strumento per tutte le discipline, comprese quelle di tipo culturale. L’ISA Roma 2 dispone di una sala di informatica con un collegamento ADSL esteso a tutti i PC, grazie all’uso di una rete locale. La scuola ha anche un sito destinato a raccogliere e fornire informazioni per gli studenti e per i docenti e ad archiviare pubblicamente la propria attività annuale.